Continuano le belle notizie del nuovo anno!
Su “La Stampa” e su Gusto.it si parla della nostra cantina e della nostra dedizione, sin dal principio della nostra produzione, verso i vitigni autoctoni. Ringraziamo il dottor Paolo Massobrio per aver dedicato questo articolo alla nostra realtà aziendale, sottolineando l’impegno sul territorio e la lungimirante visione di Filippo Cassano.
Di seguito il link dell’articolo e non dimenticate di iscrivervi alla nostra newsletter per ricevere notizie sulle nostre promozioni.
Fummo fra i primi a scrivere dei Primitivo eleganti di Gioia del Colle (che si differenziano da quelli di Manduria) e soprattutto di questa cantina. E, dopo quasi vent’anni, è stato confortante constatarne l’evoluzione.
Filippo Cassano lo conoscemmo già come enologo lungimirante, con la sua cantina Polvanera di Gioia del Colle (il nome evoca il colore scuro dei terreni ferrosi che circondano la masseria avviata nel 2003 e l’attività originaria di produzione di carbone). Lui ha scommesso fin dal principio sui vitigni autoctoni, destinando le maggiori energie al primitivo, che ha portato in bottiglia a livello di eccellenza. Fu proprio un sacerdote di Gioia del Colle, Don Filippo Francesco Indellicati, appassionato di botanica, a dare questo nome alle uve – “primativo” ovvero precoce nella maturazione – e a piantarle in una delle contrade del paese a fine ‘700.
A vent’anni dalla fondazione dell’azienda, oggi gli ettari vitati sono 120 (1 milione le bottiglie), dei quali la quasi totalità nel comprensorio tra Gioia del Colle e Acquaviva delle Fonti, e una minore parte nel Tarantino. Accanto al Primitivo, trovano dimora le altre varietà tipiche della zona, dall’aglianico alla falanghina, dal maresco al minutolo, dal marchione al bianco d’Alessano.
A indirizzare vendemmie e vinificazione, oltre a Filippo, anche due enologhe: la figlia Adriana e Maria Rosaria Campanella.
I sistemi di allevamento sono l’alberello (per le vecchie vigne di sessant’anni) e il cordone speronato; le vigne sono interamente coltivate secondo i dettami dell’agricoltura biologica, con la scelta di non fare invecchiamenti in botte, per valorizzare i sentori varietali delle uve. E a stupire è proprio anche la suggestiva cantina, scavata per 8 metri nella roccia calcarea, e inserita in un paesaggio unico caratterizzato da vigneti, muretti a secco e fusti di roverelle.
Iniziamo dalle declinazioni del Primitivo, che prendono il “nome numerico” dalle rispettive gradazioni alcoliche.
Il Gioia del Colle Primitivo “14” 2020 è di colore rubino impenetrabile, ha naso pieno, di polpa di frutta e fungo con una speziatura intensa di pepe; in bocca è velluto pieno, morbido.
Il Gioia del Colle Primitivo “16” 2020 è ottenuto da un vigneto ad alberello di 70 anni circa di età. Un campione ancora più speziato del precedente e al naso la frutta è sotto spirito, con una sottile nota ematica. In bocca è pieno, caldo, con il pepe che torna prepotente per via retrolfattiva.
Il Gioia del Colle Primitivo “17” 2020 affina 24 mesi in serbatoi di acciaio inox e un anno in bottiglia. Al naso la frutta sotto spirito si arricchisce di una parte balsamica e di una salmastra che evoca le olive in salamoia. In bocca è al pari degli altri campioni pieni, è tannico, con una speziatura marcata sul finale.
Il Puglia Rosato Spumante Brut “A” 2022 è un metodo charmat di primitivo in purezza, che fa breve macerazione in pressa, fermentazione in autoclave per 10 giorni e permanenza di 6 mesi sui lieviti. È di colore rosa brillante, ha naso di amarena e note quasi dolci, di caramellina. In bocca domina la freschezza con una nota leggermente acidula che invita a bere.
Il Valle d’Itria Maresco Spumante Brut Bianco “M” 2022 nasce da uve maresco in purezza vinificate con il metodo charmat. Permane sui lieviti 3 mesi e poi un mese di bottiglia. È di colore paglierino brillante, ha naso profondo, agrumato, coerente con quanto si riscontra in bocca dove l’acidità emerge con forza e percorre a lungo il sorso.
Il Puglia Bianco d’Alessano 2022 dall’omonima uva autoctona in purezza, che è sottoposta a spremitura soffice e breve macerazione di 2/3 ore in pressa, quindi fermentazione e affinamento per 3 mesi in serbatoi di acciaio inox e 2 mesi in bottiglia. È di colore paglierino chiaro, ha naso citrino con un fondo lattico, in bocca il sorso ha corpo ma non guarda alla lunghezza quanto all’immediatezza. Un campione davvero coerente con questa uva gloriosa, che fa piacere ritrovare in tutta la sua espressività.
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